La scrittura: i codici
medievali.
A
partire dal 313 d. C, con
l'emanazione dell'editto di
Costantino che proclamava la
libertà di culto per i cristiani,
si assiste a
un rapido
e consistente sviluppo
del
testo scritto e, di
conseguenza, dello
studio
della scrittura e
in questo periodo che
diviene indispensabile e
giustamente nota la
figura
dell'amanuense,
un
monaco scrivano
specializzato che
aveva come compito
quello di rimanere per
parecchie ore chiuso
nel proprio scriptorium
a riprodurre
fedelmente
opere
greche, latine
e prima
di tutto le Sacre Scritture.
Unica pausa concessa,
quella dedicata al l a
preghiera.
Fra i monaci,
alcuni erano particolarmente
abili nel lavoro di
miniatura e si occupavano della realizzazione dei capolettera, quelle meravigliose
creazioni artistiche
che danno inizio, nei testi
medievali, ai paragrafi e ai capitoli
e che molto spesso,
nell'immagina'rio collettivo, si identificano con lo stesso Medioevo; altri erano specializzati
nella rilegatura, altri ancora nella alluminatura (doratura delle lettere). Da questo
momento, e per più di mille anni, la
scrittura rimane appannaggio dei monaci. A confronto con lo scriba
egiziano, il monaco amanuense e meno
creative in quanto si limita, al
contrario del suo predecessore, a copiare. Ma e forse solo in
questo momento storico
che la calligrafia comincia a nascere e a svilupparsi come forma d'arte a se stante, e lo studio
delle lettere ad assumere uno spessore fino ad allora sconosciuto. Quanto ai caratteri, non muore la
scrittura "capitale" romana, sempre gradita nella sua maestosità, ma viene affiancata da un maiuscolo
più
semplice,spesso utilizzato per le
scritte murali, detto "rustico" o
scrittura rustica. Inoltre fa la sua comparsa per la prima volta una scrittura
destinata a diventare in
Europa lo stile per eccellenza dal IV
all VIII secolo: l'"onciale" (dal
latino uncia - oncia), con
lettere tondeggianti, ben proporzionate, leggere, da cui deriva la "semionciale",
più ridotta. Ci sono mutamenti anche nel campo degli strumenti di scrittura: papiro e pennello di giunco,
suggestivi compagni di lavoro dello scriba, vengono sostituiti con la più efficace pergamena e con
l'uso
della penna d'oca. Proseguendo nella nostra storia, l'avvento di Carlo
Magno, che per esigenze di unificazione
della
scrittura e di trascrizioni operate con una certa serietà compi opera di codificazione e di sintesi nel mondo della calligrafia, vide la nascita (alla meta dell' VIII secolo) di un nuovo carattere che da lui prese il nome: la scrittura "Carolingia" o "Carolina", chiara ed elegante. Destinata
a diffondersi in tutta Europa nel
Medioevo, si può dire sino alla comparsa dei caratteri da stampa
introdotti nel Rinascimento, la Carolina può essere definita il primo caso di
scrittura veramente europea. Nel Basso Medioevo si assiste a un enorme
sviluppo dell'editoria manoscritta che va di pari passo con l'evoluzione dei
caratteri. E interessante notare come, in
generale, la calligrafia segni e
diventi parte integrante dello sviluppo artistico più generale,
assimilandone le forme. Ma forse mai come nel caso del "gotico". Nuova
scrittura di tempi nuovi, cosi frazionata,
asciutta, stretta, alta, nata forse anche dall'esigenza di contenere lo
scritto in uno spazio più ridotto, il
carattere gotico richiama
fortemente le ardite architetture nordiche, sensibilmente slanciate
verso l'alto. E si uniforma all'arte e
all'architettura dei paesi in cui si diffonde: più sottile e stretta
quella tedesca, più tondeggiante l'italiana
e la francese.